Il tumore ai Testicoli e alle Ovaie

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Il tumore alle ovaie e ai testicoli è determinato dalla sofferenza provocata dalla morte di un figlio. La persona che ha uno di questi tumori ha pensieri del tipo: “Non riesco a vivere senza mio figlio, egli era la ragione della mia vita, il dolore della perdita è troppo grande da sopportare”.

Come ho già scritto precedentemente una delle prime persone che ha verificato il rapporto conflitto-malattia è stato il Dott. R.G. Hamer. Circa un anno dopo la morte del figlio Dirk, il dott. Hamer era stato ricoverato in ospedale perché aveva un tumore al testicolo destro. Egli, parlando con gli altri pazienti che avevano la stessa malattia, constatò che anche essi avevano recentemente perso un figlio. Incuriosito da questa singolare coincidenza, indagò su ben 38.000 casi di persone che avevano la stessa patologia verificando che tutti loro avevano sofferto la morte di un figlio. Hamer decise quindi di studiare il collegamento esistente tra uno specifico conflitto e l’insorgere di una malattia in un punto determinato del corpo umano.

Il desiderio di diffondere la sua medicina nel mondo ha rappresentato per Hamer un forte stimolo per vivere, ciò gli ha

permesso di superare il dolore per la morte del figlio Dirk e di guarire dal tumore ai testicoli.

Salvo rare eccezioni, tutti i genitori soffrono per la perdita di un figlio, ma il tumore agli organi riproduttivi si sviluppa solo in coloro che non trovano la forza di reagire al lutto.

Ricordo che quando alcuni anni fa in Italia una violenta scossa di terremoto fece crollare una scuola seppellendo una ventina di bambini, un telegiornale mandò in onda l’intervista a una signora che aveva perso un figlio in un precedente terremoto. Nel video la signora esortava tutti i genitori colpiti dal lutto a superare il loro dolore trovando una ragione per vivere. Lei poneva il suo esempio: ha fondato un’associazione di volontari che si propone di aiutare psicologicamente i genitori che hanno subito questa disgrazia.

Questa signora attirò la mia attenzione perché aveva un aspetto molto sereno e uno sguardo che esprimeva una forte gioia di vivere,  e ho notato che quando parlava trasmetteva una bella energia positiva.

Sapendo che nulla succede per caso e che anche le prove più difficili da superare hanno la finalità di imparare a gioire della vita, ricordo di aver pensato che la signora senza la disgrazia che le era capitata probabilmente avrebbe condotto una vita piatta con rare emozioni positive. Ora invece aveva trovato uno scopo superiore nella vita e aveva trovato la felicità. Suo figlio, morto prematuramente, era venuto al mondo unicamente per dare questo insegnamento alla madre.

Quando Gesù dice di abbandonare la famiglia e di seguirlo ci dice che dobbiamo eliminare le dipendenze affettive che abbiamo con i nostri famigliari perché ogni tipo di dipendenza esterna  costituisce un ostacolo nel percorso evolutivo che porta alla felicità; se essa dipende dalle persone a me care, allora avrò pochi momenti di gioia  e tanti momenti di sofferenza, se la trovo in me stesso, nessuno me la può togliere.

Il tumore ai testicoli o alle ovaie è legato anche alla sofferenza per un aborto che ha impedito la nascita di un figlio che si desiderava molto (l’aborto indica sempre la perdita di un figlio).

Quest’anno mi è capitato un caso che non ricalcava la modalità tumore alle ovaie = conflitto per la perdita di un figlio, visto che una signora anziana aveva questa patologia e non aveva avuto figli e non aveva mai abortito.

Incuriosito, ho studiato attentamente quale tipo di sofferenza determinava la sua malattia. Alle fine la signora ha ammesso che soffriva molto del fatto che non aveva un figlio a cui lasciare la sua eredità.

La dinamica è la stessa: sofferenza per un figlio morto, o abortito, o mai avuto.

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